mercoledì 29 aprile 2020

L'attimo che viene

Viene da solo, non evocato, ma accolto positivamente come inaspettata benedizione, esperienza inemendabile. Un momentaneo stato di grazia ma non in senso etico o estetico bensì nel senso dello stato d'eccezione, del necessitas legem non habet. Sai che non ha a che fare con l'erudizione, con la scienza o la profondità noetica, né con qualche forma di intuizione geniale. E' riposata sospensione piuttosto che conseguimento. Immanenza non trascendenza. Sintesi di visione e sensazione propriocettiva. Con questa qualità: spazza tutto e per qualche istante stabilizza quell'inquietezza invincibile di cui parla Svevo. Viene come il nichilismo apodittico di un cosmo che si contrae improvvisamente colmando il bisogno di quella verità "senza sentieri" indicata da Krishnamurti. Forse è l'esperienza più prossima ad una sorta di nirvana "freddo", se esiste e così si può dire. Per un tempo indefinibile non c'è altro che patina confortante, soccorrevole. Non lascia strascichi, se non la memoria di un possibile  stato. Svanisce al primo fremito di vita, al sorgere della prima preoccupazione. Era libertà ineffabile? Saggezza inappropriabile? Come tutte le mattine e le sere del mondo.

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