mercoledì 29 aprile 2020

L'attimo che viene

Viene da solo, non evocato, ma accolto positivamente come inaspettata benedizione, esperienza inemendabile. Un momentaneo stato di grazia ma non in senso etico o estetico bensì nel senso dello stato d'eccezione, del necessitas legem non habet. Sai che non ha a che fare con l'erudizione, con la scienza o la profondità noetica, né con qualche forma di intuizione geniale. E' riposata sospensione piuttosto che conseguimento. Immanenza non trascendenza. Sintesi di visione e sensazione propriocettiva. Con questa qualità: spazza tutto e per qualche istante stabilizza quell'inquietezza invincibile di cui parla Svevo. Viene come il nichilismo apodittico di un cosmo che si contrae improvvisamente colmando il bisogno di quella verità "senza sentieri" indicata da Krishnamurti. Forse è l'esperienza più prossima ad una sorta di nirvana "freddo", se esiste e così si può dire. Per un tempo indefinibile non c'è altro che patina confortante, soccorrevole. Non lascia strascichi, se non la memoria di un possibile  stato. Svanisce al primo fremito di vita, al sorgere della prima preoccupazione. Era libertà ineffabile? Saggezza inappropriabile? Come tutte le mattine e le sere del mondo.

lunedì 27 aprile 2020

Un grumo di nichilismo

Da quando sono in grado di pensare, mi porto dentro il monolite del nichilismo, pietra metafisica inscalfibile. Non sono solo, tra gli uomini. Altri nelle forme e nei gradi più diversi lo coltivano, consapevoli o no, come nucleo profondo e inconfessabile delle loro vite. Il nichilismo è come l'HIV dell'esistenza. Fa venir meno le speranze di cui Prometeo ha fornito l'uomo per fargli dimenticare il momento della sua morte e abbassa le sue difese immunitarie esponendolo alla letalità di una qualunque "infezione" della vita. È così che si capisce perché, esposti al virus di una banale contrarietà quotidiana, in modo imprevedibile, ci si possa togliere la vita.