venerdì 27 novembre 2020

La parola del Buddha

E pensare in una fredda mattina che alla fine quello che conta è il senso che si conferisce all'essere, meglio, all''esserci. Saggezza prima di conoscenza, φρόνησις prima di νόησις. Perché rincorrere ossessivamente la seconda, non fa venir meno il compito di assolvere alla prima. Qui vince il pragmatismo della parabola della freccia del Buddha. Conviene condurre nel modo meno cruento possibile la vita: a che serve, direbbe il Buddha, conoscerne prima soggetto, natura e direzione?


domenica 15 novembre 2020

Nichilismo umanistico

"Nichilismo umanistico" l'unico ossimoro che sento meno di discredere. Quantunque l'aggettivo rechi traccia di una giovinezza ricca di ideali e ardori da cui sentirsi esonerati per stanchezza e sfinimento etico e vissuti come scorie irriducibili del vivere. Ci vedo più Cioran e il suo lucido disincanto metafisico, che l'illuminazione predicata dal Buddhismo zen, così come pure da Krishnamurti. La verità come "terra senza sentieri" di quest'ultimo è pur sempre una verità che presuppone l'impegno a votarsi ad una radicale revulsione dell'essere e il "mira e l'hai perso" del Buddhismo zen è pur sempre un ammonimento che "mira" ad "attaccarsi" al non attaccamento. Il nichilismo umanistico solo invece, prende atto che due sono le cose per chi discrede ed è dotato di lucidità: o ci si toglie di mezzo e si chiude la partita o, se si rimane nel gioco della vita, tanto vale "attaccarsi" ai soli valori che ci son dati dall'orizzonte nel quale siamo stati "gettati" venendo al mondo. L'ultimo incantamento è quello dell'epicureo piacere catastematico proposto da Godani (Il piacere che manca, 2019). Ovvero quello consustanziale al mero fatto di vivere - certo meno sfiancante della ricerca di una qualsivoglia verità o valore. Spinge a spezzare la catena alla macchina produttiva capitalistica che in questa società  tardo moderna fa del desiderio il suo eterno motore. Forse una variante del mio nichilismo umanistico

sabato 14 novembre 2020

Coalescenza

Carestie, pandemie, guerre. Queste le dimensioni della Storia dell'uomo che segnano e spiegano la sua evoluzione, secondo lo storico. Parte però dalla fine del processo. Dimentica infatti la croce della finitudine individuale sulla quale ogni uomo sanguina inchiodato  dai  correlati elementi di difettività e dolore che, come goccioline coalescenti nel liquido della vita si fondono per costituire le prime.