domenica 8 gennaio 2012

Epistemofilìa

Sono affetto da cronicismi vari ma anche da una malattia strana. Amo i libri che parlano di libri, le recensioni e ogni altra forma di scrittura meta-libraria (sulla carta stampata o sul web arrivo alla perversione di preferire spesso il meta-testo, in qualunque forma, al testo di cui tratta).

Non c'entra il senso di potenza della potenza di fuoco del critico o il gusto che dà il crivello analitico e confutatorio del polemista. E' che il mio "progetto interpretativo", la mia "pre-comprensione" (ermeneutica) di un autore o di un problema, dipendono dall'"epistemo-filia" (godimento/benessere che provo grazie alla conoscenza/cognizione di qualcosa) da cui sono affetto e con cui mi avvicino a tutti i libri. Non che non ci sia epistmofilia nella comprensione che avviene generalmente leggendo un libro tout court, ma il tasso di questa affezione, il vero godimento, è maggiore se la lettura è meta-lettura.

Non so quando sia nata questa malattia o quando ne sono diventato consapevole. Ma di certo mi sembra da tempo meno libro il libro che non avvicino per "sentito dire" o perché su quello ha scritto qualcuno da qualche parte.

Una "funzione seconda" della mia lettura che, lo ammetto, sembra indicare il cerebralismo della posizione di chi trasforma l'oggetto reale nell'oggetto del soggetto che vede l'oggetto.

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