giovedì 6 dicembre 2007

piangere

Non sapevo fosse così facile piangere. Intendo proprio a dirotto, con lacrime che scorrono fluenti e irrefrenabili. Non credo per eccesso di presunzione egoica o per un non confessato maschilismo, ma ho pianto poco nella vita. Certo l'amore, un lutto familiare, una atroce sofferenza altrui. Devo dire che la lettura di antropologi e filosofi alla ricerca del significato delle esperienze + insondabili dell'uomo come il riso e le lacrime, mi ha avvicinato a queste esperienze come ad esperienze "curiosamente" umane. Rare risate di gusto - ammetto la mia seriosa grevità - e poche e stentate lacrime, nella mia vita. Pensavo che a queste poche occasioni si limitasse il mio coinvolgimento e lì finissse. Erano stati più singhiozzi, in verità, che gocce versate. Per questo mai avrei pensato che fosse così facile piangere, meno che mai sul posto di lavoro, davanti ai miei colleghi. Eppure l'ho fatto per la notizia di un rovescio (sfortuna) della mia carriera professionale, non dipendente da me. Quando accadono cose così, nel limite del proprio ego, si pensa di essere soli di fronte al colpo, soli nel tu per tu con le avversità, sotto i "segni" del Destino. Proprio a me? e perché? che male ho fatto? - ti chiedi e come denudato, continui a piangere bagnando le guance senza vergogna.

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