venerdì 28 dicembre 2007

derive

Uscire dal lavoro e aspettare l'autobus un'ora, al gelo del marciapiede. Stare lì e chiedersi perché - oltre l'automatica rabbia per il disastro romano dei servizi pubblici - questo sentimento s-collima col pensare inteso come discredere. Sa troppo di stereotipo, di prevedibile. Lambisce la confortevolezza dell'esistere, la sua amministrazione, non entra nel merito ultimo (o primo) dell'essere delle cose. Come lamentarsi dei pomelli d'ottone non lucidati di una nave alla deriva. La "deriva" del nostro esistere, rispetto al poca cosa della deriva del nostro tragitto per tornare a casa, mi dico. E prendo l'autobus tutto infreddolito, con sguardo basso, senza protestare con il conducente.

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