lunedì 31 dicembre 2007

acufene

Non si tratta della perdita del silenzio, del "sollievo" momentaneo di non sentire rumori, dato che una condizione di assenza totale di suoni dal mondo non si dà neanche quando non si soffre di questo disturbo. All'acufene la mente si adatta e il fastidio, quando il cervello si focalizza sulle vicende di tutti i giorni, quasi non si avverte.

Il punto è che il rumore - sibilo o sonorità di fondo, vibrazione bassa o acuta che sia -, che si sente quando si soffre di acufene, non proviene "dall'esterno" ma "dall'interno" del cervello. E' come se qualcosa nel sistema nervoso centrale sfuggisse al controllo e qualche neurone si mettesse a funzionare per conto suo invece di aspettare gli stimoli esterni.

Quel rumore è causato dalla prorpia interiorità e a nulla serve tapparsi le orecchie, come si fa quando ci si vuole proteggere da un rumore troppo acuto. Siamo noi, è il nostro cervello che produce il suono acuto. Simbolicamente, è come la perdita di una incontaminazione primaria della mente, una innocenza acustica che non c'è più. E' in questa perdita di una libertà di base, di una possibiliità, come un pittore che non disponesse più di un colore, che ci si sente.

La sottile sofferenza dell'acufene sta nel dover sentire per aggiunzione (di suoni che si sovrappongono ad altri suoni ed eliminano quelli non scelti) più che per sottrazione (di quelli indesiderati, in favore di quelli che si vuole sentire).

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