giovedì 20 dicembre 2007

contemplare, masticare

Il barocco che vedo entrando in S. Andrea della Valle durante la pausa pranzo, è nel sontuoso gioco di masse, luci e volumi che assale all’inizio della navata. Dice in ogni punto di una fastosa glorificazione – risuona come un continuo ad majorem dei gloriam. E' certo per questa ragione che la luce, riflettendosi sugli ori delle decorazioni, appare abbagliante, in quest’ora meridiana.

Non sono io che cerco di capire il significato della formula barocca “impressionare, convincere, persuadere” affidato alle forme, ai marmi e agli affreschi della basilica. Sono loro che mi accolgono e mi invadono quando entro.

Mi siedo per osservare l’abside. La teatralità dei dipinti di Mattia Preti sul martirio di S. Andrea, non sembra disturbata dal disordine provocato dal brusìo e dai flash dei turisti.

Mi godo e mi abbandono allo spettacolo non toccato dal pensiero che l’hanno allestito artisti al soldo di qualche Papa o Cardinale controriformista. La Gloria del Paradiso del Domenichino sulla volta della cupola mi assorbe incantato con la testa all’in su, in un giro su me stesso che mi fa quasi barcollare.

Fuori, nella piazza adiacente, sento il clamore di una manifestazione che si svolge contro il carovita. Dentro, dentro di me, il dipinto celestiale. Fuori, le rivendicazioni contrattuali. Dentro, lo spazio extra ordinem di una celebrazione. Mi faccio prendere dall’emozione e metto da parte il panino che stavo mangiando. La masticazione disturba la contemplazione.

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