venerdì 2 marzo 2012

la musica più bella

Mentre lascio cadere sul tavolino del bar il Platone offerto dal quotidiano del giorno, mi incontra il ricordo di un passo del Fedone. Socrate, prima di bere la cicuta compone versi e musica. Lo fa - spiega a Cebete - nel dubbio che il sogno che lo ha accompagnato per tutta la vita, spronandolo a comporre musica, non fosse interpretabile come sprone alla pratica della filosofia, intesa da Socrate come "la musica più bella". Forse il sogno intendeva la musica e la poesia nel senso comune. E così, per adempiere al sogno, si mette a comporre carmi e versi - senza far trasparire in questo l'ironia di cui era maestro - negli ultimi momenti di vita prima dell'esecuzione della sentenza.

Sorseggio il cappuccino di fronte all'ampia e luminosa vetrata del bar e penso al mio di sogno a cui da una vita cerco di corrispondere vanamente e che quasi vedo galleggiare sulla schiuma del cappuccino: comporre i miei pensieri filosofici, la "mia opera", "la mia filosofia". Mi chiedo tuttavia se gran parte o tutta la pesantezza esistenziale di questa incapacità che mi porto appresso, non sia dipesa dal fraintendimento, dal non aver adempiuto nell'altro più comune senso, come fa Socrate alla fine dei suoi giorni. Dovevo forse attenenermi al senso letterale del sogno e invece di attardarmi nello sforzo inconcludente di ricerca della "conoscenza dell'unica e sempre uguale natura di tutto ciò che esiste", comporre i carmi e la musica della vita, piuttosto che "pensarla" filosoficamente, forse.


L'altro libro, con cui m'illumino e solidarizzo, mi scivola dalle mani al bar aiutandomi a capire. Nella prefazione a "Filosofia=errore di esistenza" (a c. di B. Giacomini, Il Melangolo 2011) leggo che Ludovico Gasparini (1940-2008), "esperimenta la possibiltà di un pensiero [...] capace di essere nient'altro che vibrazione sonora di un corpo". Mi chiedo se non era proprio questo quello che Socrate diceva essere "la musica più bella".

Finisco il cappuccino e capisco che questo è l'unico modo di adempiere al sogno nel doppio senso: la vibrazione sonora del mio corpo (vita) proteso al senso ultimo delle cose (pensiero) e, nonostante il rumore assordante della radio del bar, su tutto la "musica più bella".

Quello che è lo stile per Gasparini: "non si tratta di definire i concetti, ma di esporli: di farli suonare e cantare".

1 commento:

jacopo ha detto...

E' per questo che sento la musica ad alto volume la sera proprio per farti capire che la musica è la vera filosofia, qualunque musica che, creata da qualcun altro, esprima esattamente ciò che senti dentro.