lunedì 2 gennaio 2012

leggere L'Idiota

Se l'Idiota di Dostoevskij ha come tema centrale la purezza, sia nella forma spirituale del principe Myskin, sia in quella sensuale di Nastasja Filippovna, allora non sembra esserci luogo per entrambe le forme sulla terra, sembra dirci il romanzo.


La prima retrocede nella follia, dopo aver attraversato il mondo, apparentemente sempre ammirata ma in realtà negata; la seconda, si annulla nella morte che viene data, paradossalmente, da chi più di ogni altro la desidera con passione (Ragozin).

Fallimento terreno dunque della Bontà e della Bellezza? Ma la purezza di Dostoewskij vuol dire inconseguibilità assoluta oppure solo scacco immanente in funzione di un salto nel trascendente? Resterebbe solo il "mistico"?

Franco Cassano, nel suo L'umiltà del male (Laterza, 2011), non accenna all'Idiota nella originale reinterpetazione che fa della leggenda del Grande inquisitore (dentro I fratelli Karamazov). Ma sospetto che dietro la sua critica all'alterigia disinclusiva di una certa idea integralista e d'élite del Bene (da parte della Sinistra), ci sia anche la critica dell'idea di purezza dell'Idiota.

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