martedì 1 marzo 2011

contagio cognitivo

Mi piace cominciare dall’aneddoto che credo aiuti a spiegare come nessun altro discorso l'economia della conoscenza. L’aneddoto è questo: se due persone si scambiano una moneta, rimane una moneta. Se si scambiano una idea, le idee diventano due.

La cosa straordinaria mi pare non sia solo la moltiplicazione ma anche la proliferazione, ovvero la possibile e imprevedibile combinazione/concatenazione della nuova idea nell’enciclopedia del sapere di ognuno. Si tratta, a pensarci bene, di una sorta di “magia dello scambio” (non di mercato..) che genera valore “intangibile”. Il bello - ci pensate? - è che questa cosa può avvenire tanto in una dotta conferenza quanto in una “chiacchiera”, tanto in una lezione universitaria quanto in un convegno, durante l'omelia di una messa come in un pettegolezzo di corridoio. Sempre e comunque dove le persone dialogano, argomentano, discutono, si riuniscono, si informano, si coordinano, si organizzano. Insomma in qualunque forma alta o bassa di scambio linguistico.

(Questa idea di sviluppo del capitale cognitivo credo sfugga alla giusta critica che Amartya Sen porta a quella di "capitale umano" nell'intervista che ha rilasciato al Forum-PA 2010, dove accenna al bel concetto di "fiorire" dell'uomo).

Lo scambio avviene in modo strutturato e sistematico nella formazione. Quante inusitate proliferazioni nelle enciclopedie dei saperi degli allievi nelle aule e nei corsi? Sono state mai contate? Se ne conosce il valore reale? Voglio dire che è questa semplice magia cognitiva generata a volte anche da una sola parola, che è sempre al centro di qualunque interazione umana, ma che tuttavia non consideriamo mai abbastanza nella sua funzione di fattore che, dopo aver agito inconsapevolmente in noi, favorisce scelte, decisioni e corsi d'azione. Anzi, sciaguratamente, spesso la ignoriamo, quando finanche non la disprezziamo.

Massimamente, come dicevo, nelle aule delle scuole dove “untori” professionali invece favoriscono ogni giorno l’invisibile contagio, diffondendo in modo epidemico e virale idee, schemi e concetti, senza che nessuno, nonostante moduli di feedback, follow up e studi sulle “ricadute” formative possa considerarne davvero fino in fondo gli effetti che si generano, si scatenano, proliferano, nelle menti delle persone.

Scusate, ma a me il fenomeno sembra davvero una sorta di trasformazione alchemica di idee. La cosa mi colpisce a tal punto che se un giorno doveste vedermi crucciato esitare a camminare, sappiate che sto pensando a questa alchimia: “Questo sol m’arde e questo m’innamora”.

Il fatto è che quando intorno a me ogni giorno vedo ragazzi partecipanti alle lezioni delle scuole che escono dalle aule, che discutono di orari e calendari, docenti che progettano la didattica, mi chiedo sempre: saranno consapevoli della magia? Uhm, si direbbe di no, osservando le loro facce volitive o depresse, talvolta sperse e protese verso un’inconsumata voglia di Altrove.

Ne sono segno evidente anche le frasi blasfeme… che spesso pronunciano, del tipo: sono solo chiacchiere, è tutta teoria, tutte ste’ lezioni e discorsi che non servono a niente! E’ in questi casi allora che vorrei gridare forte a tutti l’aneddoto dell’economia della conoscenza e far notare che è impossibile che noi umani si perda mai tempo quando ci intratteniamo con qualunque forma di parola e di linguaggio sociale.

Sì, credetemi, vorrei predicare a ognuno come uno Zarathustra che scende dalla montagna:

“Ma ditemi, fratelli miei, cosa può fare un’azione che non sappia fare anche una parola? A tal punto siete ciechi da non vedere questo Grande Meriggio della Parola? Or dunque, fratelli, non vedete che ci vuole una vita per cambiare un’idea, ma basta un’idea per cambiare una vita?”.

Nessun commento: