giovedì 10 gennaio 2008

la strada di cormac

Riporto di sotto i due commenti postati il 31 dicembre 2007, dopo aver letto la recensione di Marco Rovelli su nazione indiana de La strada di Cormac McCarthy, Einaudi, 2007.

Proprio perché non consente interpretazioni univoche, il libro di McCarthy è un capolavoro. Anche ermeuticamente perfetto, oltre che narrativamente riuscito, direi. Un vero libro-buca in cui cadiamo dentro, magari per caso, come è capitato a me (veramente dopo aver letto la recensione di Rovelli). Asciutto non meno che ispirato, essenziale quanto profondo, astratto e materiale. Proprio come un pensiero filosofico alto, cerebrale e viscerale. Se lo vuoi cogliere, non sfuggi agli ossimori. Appunto, imprendibile, come un vero capolavoro.

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Dimenticavo. La cuspide + alta su cui mi sono trovato leggendo il libro: uno dei passi citati nel commento di Plessus del 15 dicembre. “Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto? […] Alzarmi stamattina, disse.”In questa frase trovo l’irresoluta alfa e omega del senso con cui conbattiamo ogni giorno scrivendo, pensando, vivendo. Come dicevo, pensiero filosofico alto. Mi fa pensare al campo tensivo che apre l’incipit del Mito di Sisifo di Camus, a quello che chiama “l’unico problema filosofico veramente serio” (Il suicidio).

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