L'uomo è un nulla autocosciente. Così dice un filosofo pessimista dell'ottocento che non è Schopenhauer, ma Julius Bahnsen. Che sia un nulla, l'uomo, tutti lo possono capire solo disperdendo l'occhio nell'Universo stellato e nelle sue abiotiche immensità. Che sia autocosciente, e soprattutto perché, lo spiega invece in modo convincente e persino in modo poeticamente struggente, Peter Wessel Zapffe, in questo aureo piccolo saggio. E lo fa - prima ancora che arrivassero le neuroscienze cognitive degli anni 90, già nel 1933, anno di pubblicazione. Zapffe, poeta, scrittore, alpinista e, per certi versi, bizzarro biofilosofo. Dunque, che cos'è la coscienza? Qual è la conseguenza della sua nascita? Ecco cosa dice nella traduzione di Michele Corioni, autore anche della postfazione: Una rottura nell'unità della vita, un paradosso biologico, una mostruosità, un'assurdità, un'ipertrofia del genere più catastrofico. La natura ha puntato troppo in alto, superandosi. Solo questa frase, amici, vale il prezzo del libro (alquanto piccolo) e quindi il mio endorsement per Zapffe è totale. Dunque, aggiunge Zapffe, un errore che ha portato l'uomo a cercare in tutti i modi di sopravvivere a questa superfetazione di consapevolezza che è la coscienza, adottando meccanismi di difesa per disinnescare, paradossalmente, da una parte, la fortuna di avere uno strumento delizia (in quanto, usandolo, unico come specie vivente è riuscito a dominare il suo ambiente); ma, dall'altra, anche croce (in quando al contempo lo ha costretto implacabilmente a vedere non senso, sofferenza, malattia e morte come limiti invalicabili del suo vivere). Quelle che sono le tecniche descritte nell'Ultimo Messia (ancoraggio, distrazione, isolamento, sublimazione) oggi, credo, gli psicologi le chiamerebbero meccanismi di coping utili a superare lo stress umano dell'avvilimento, della frustrazione e della depressione causate dalla vita cosciente, al soggetto stesso che la vive. Lettura quindi affascinante L'Ultimo Messia ma che in ogni caso può essere accompagnata - se posso permettermi di dare un suggerimento a chi vuole avvicinarsi concettualmente attrezzato al filosofo norvegese -, dal viatico interpretativo della lettura de La cospirazione contro la razza umana, il Saggiatore, di Thomas Ligotti - una specie di apologia che l'autore fa citando il filosofo a tutto spiano - e dal saggio di Sarah Dierna apparso sulla rivista Dialoghi Mediterranei, dedicato ad una lettura di Zapffe in chiave antinatalista: "Peter Wessel Zapffe. Il Profeta dell'Ultimo Messia". Il combinato disposto della loro duplice lettura è forse un piccolo modo per diventare più facilmente consapevoli di questo abominio della coscienza di cui parla Zapffe? Giudicate voi leggendo Ligotti e Dierna, dopo Zapffe (o forse prima?).
* Commento pubblicato il 14/12/2024 sulla pagina dedicata al libro di Zapffe sul sito Mondadori
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