mercoledì 27 novembre 2024

Il discorso di Zarathustra




Vorrei mettere da parte, per una volta, il mio malmostoso malanimo contro il genere umano, e partire dall’aneddoto che ho letto su qualche libro di economia della conoscenza. L’aneddoto è il seguente: Se due persone si scambiano una moneta, rimane una e una stessa sola moneta. Se si scambiano una idea, le idee diventano due e per forza diverse. Qui la cosa straordinaria non è solo la moltiplicazione tout court delle idee, ma soprattutto la loro possibile “proliferazione cognitiva”, ovvero la combinazione/concatenazione della nuova idea nell’enciclopedia della conoscenza di ognuno. Si tratta, a pensarci bene, di una sorta di “magia dello scambio” (non di mercato..), che genera valore intangibile, tanto in un dialogo logico-formale, quanto in una banale “chiacchiera”, nel dotto scambio di una conferenza di filosofi o di scienziati, allo stesso modo che in un pettegolezzo di corridoio (non ricordo chi ha detto che il pettegolezzo è la "controinformazione dei senza potere”). Prodigiosa valenza ontologica universale, dunque, degli effetti della parola. Succede sempre e comunque dove le persone dialogano, argomentano, litigano, si riuniscono, si informano, in ogni circostanza. Insomma, in qualunque modo o forma, “alta” o “bassa” di scambio di idee. Figuriamoci, poi, se questo scambio avviene in modo organizzato e programmato, come in un contesto d’aula, dove si svolge l’attività “core” delle agenzie formative. Quante inusitate "proliferazioni"? Sono mai state contate? Voglio dire che è questa semplice, invisibile “magia cognitiva” generata da una qualunque parola - badate, non da frase o argomentazione, per forza - che è sempre al centro di ogni interazione umana e che tuttavia non consideriamo mai abbastanza nel suo valore “generativo” – ci sono sofisticati modelli di "spirali della conoscenza" nel campo del management innovativo e in ogni caso i neuroscienziati cognitivi immagino ne saprebbero ben spiegare il fenomeno scientificamente. Ovvio che Socrate e la sua maieutica ne fosse maestro insuperato, ancorché riconosciuto filosofo "decadente". Quanti dialoghi strutturati o no, massimamente quelli informali, favoriscono l’invisibile "contagio", propagando in modo epidemico e virale le idee di ognuno senza che nessuno, alla faccia di moduli di feedback, ricerche e studi delle “ricadute” formative, possa considerarne davvero fino in fondo gli effetti che si generano, si scatenano e “proliferano” nelle menti delle persone. Meglio, gli innumerevoli insight invisibili che illuminano, destabilizzano, ristrutturano, con lampi improvvisi generati da parola checchessia. Fenomeno che appunto implica una sorta di trasformazione alchemica di idee (credenze, valori, visioni, rappresentazioni) in altre idee. La cosa mi colpisce a tal punto che se un giorno doveste vedermi accigliato sotto casa esitare a salire le scale, sappiate che è perché penso con meraviglia a questo “sol che m’arde e dentro m’innamora”. Il fatto è che quando intorno a me ogni giorno vedo gente che discute, tanto quando si accapiglia o bisbiglia sull’autobus, tanto quando si spolmona in una arringa in aula di Tribunale, mi chiedo sempre: saranno consapevoli della magia? Uhm, si direbbe di no, osservando le loro facce depresse e contrariate e di tutti l’inconsumata voglia di far prevalere la loro, di idea, ma inconsapevolmente procreativi di altre idee, quelle degli altri. Ne sono segno evidente anche le frasi per me “blasfeme” che spesso pronunciano, del tipo: sono solo chiacchiere, è tutta teoria, sti’ discorsi e sta’ riunione che non è stata altro che parole inutili. E’ in questi casi allora che vorrei gridare forte a tutti l’aneddoto dell’economia della conoscenza e far notare che è impossibile che si perda tempo quando noi umani ci “contaminiamo” con qualunque forma di parola e linguaggio. Sì, credetemi, vorrei predicare a ognuno come uno Zarathustra che scende dalla montagna: “Ma ditemi, fratelli miei, cosa può fare un’azione che non sappia fare anche una parola? A tal punto siete ciechi da non scorgere la magica metamorfosi della parola dell’uomo? Da non capirne l'importanza?
Vi scongiuro fratelli, restate fedeli alla parola! Or dunque, io vi dico: ci vuole una vita per cambiare un’idea, basta un’idea per cambiare una vita”.


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