Orrore storico. Il "Libro nero" di Matthew White sulle cento peggiori atrocità della storia è del 2011. Troppo esiguo nelle sue neanche mille pagine, andrebbe già notevolmente aggiornato e incrementato con le carneficine dell'ulteriore compiersi nei 13 anni seguenti, della teratologia umana. Si potrebbe attingere al Libro nero del comunismo o a quello del Capitalismo o del Rinascimento e ad altri vari Libri neri, ma il quadro dell'orrore storico resterebbe in ogni caso parziale e incompleto. Il punto non è la scala di grandezza dei numeri, comunque terrificanti e praticamente inconcepibili per la sensibilità umana. Il punto è l'inimmaginabile efferatezza, la crudele multiformità, l'illimitata pervasività e spesso la totale impunità, con cui nella vicenda storica dell'umano i crimini vengono commessi. Adriana Cavarero (2007) ha proposto la categoria dell'"orrorismo", categoria che mira a spostare il baricentro dell'attenzione non su chi la violenza la perpetra, ma su chi la violenza la subisce: i vulnerabili e gli inermi. Bernard Bruneteau (Il secolo dei genocidi, 2005) e Marcello Floris (Il genocidio, 2021) riportano dovizie di definizioni sul tema dei genocidi, soprattutto negli ultimi decenni da parte delle organizzazioni internazionali. Che, d'altra parte, sono impotenti di fronte al perpetuarsi delle stesse atrocità, perpetrate, anche come veri e propri genocidi, senza soluzione di continuità con il presente millennio. Ma al di là di queste definizioni, che possono sembrare quasi irriguardose, vale il pessimismo di Wolfgang Sofsky che pensa alla malvagità e alla violenza dell'uomo come iscritte irredimibilmente nella natura ontologica dell'uomo. Nelle vicende storiche sembra l'unica teoria convincente. Infatti, l'idea che questa iscrizione sia sempre stata in atto in tutte le epoche storiche, sembra alquanto difficile da smentire razionalmente. Così come il suo enunciato secondo cui: "L'affermazione di vivere in un'età di progresso dei costumi è indice di cecità storica e appartiene alla mitologia della civiltà moderna”. Dunque, nelle cose della Storia, prima innodìa dell'insensato.
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