
Ci vorrebbe un urlo, il grido di un drago, ma la voce mi rimane nella strozza. Non mi vedo nelle vesti del drago. E poi con l'urlo del drago, uscirebbero, insieme alle parole, le fiamme: potrei bruciarla.
Nell'incertezza, non faccio niente: né urlo, nè drago, né sussurro. Affranto e stanco, mi fermo a pensare in quale altro modo avrei potuto penetrare quella corazza per parlare veramente con lei.
La guardo mentre si allontana. Poi un refolo d'aria porta con sè delle strane particelle: un effluvio celestiale che mi entra nel naso. Primavera? Macché! Siamo in pieno inverno. Con fare interrogativo la chiamo e le dico se è lei il fiore di primavera che sento. E lei urlando mi fa: no, Dior!
Che stupido, come ho fatto a non capire? Altro che urla, altro che draghi per abbattere le difese. Le corazze d'acciaio non possono far nulla contro le particelle volatili di profumo che penetrano anche nei fori più piccoli.
Sì, la prossima volta salirò, come fosse un tappeto volante, su una di quelle particelle, oltrepasserò la corazza e, sono sicuro, finalmente riuscirò a parlare alla sua anima.
Ma se, dopo tanta fatica, alla fine la sua anima non vuol parlare con me? Jean Baptiste Grenouille, aiutami tu!
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