Dopo aver letto per la quarta volta L'Ultimo Messia di P.W. Zapffe, da poco uscito a stampa per Mimesis, mi sperdo nell"inquietum cor nostrum" di Agostino. Il dimenio montaliano da cui sono preso nel mettere a sistema (?!) il pessimismo [assoluto] di cui ho detto qui (post del 10 novembre), con una filosofia dell'inazione di ispirazione cioraniana, non fa che accentuare la mia condizione di dissanguamento spirituale. Non trovo i quietivi possibili. Agostino, col dito puntato e ammonitore, mi rammenta che l'inquietudine durerà "donec requiescat in te". Noi, senza un Signore in cui riposare, noi e la condanna dei pessimisti non credenti, noi antinatalisti e forse anche efilisti, noi dunque senza pace e riposo. E rimugino, ulceroso e misantropico, la chiusa del libro di Zapffe che mi dice che c'è "una vittoria e una corona, una salvezza e una risposta". Caro Maestro, ma dove trovarle?